Una maggiore partecipazione della società civile per costruire uno “spartito” fra più forze sociali e culturali che rigeneri il nostro Paese. Pertanto, non c’è bisogno di un nuovo partito ma di uno «spartito», un manifesto per rilanciare il ruolo politico della società civile, grande ricchezza del nostro Paese. E’ stato questo il tema al centro del confronto, avvenuto ieri all’Istituto Arrupe, che ha tratto spunto dal libro “Piano B. Uno spartito per rigenerare l’Italia” firmato da 15 studiosi italiani.
Dopo l’introduzione di p. Gianni Notari la tavola rotonda è stata moderata dal giornalista Vincenzo Morgante.
Per realizzare il Piano B, alle due mani tradizionali dell’economia (mercato e istituzioni) deve unirsi una terza mano – delle imprese e delle organizzazioni sociali responsabili – e una quarta – della cittadinanza attiva. Un sistema a quattro mani è l’unico in grado di promuovere la crescita e la vitalità della società civile, che è la vera forza della democrazia. La sfida per un futuro più desiderabile passa da un rilancio della partecipazione.
“Il progetto collettivo del piano B – ha detto p. Gianni Notari –, parte dalla necessità forte di cambiare concretamente rotta perché i modelli dettati dai partiti non rispondono più alle esigenze delle persone. E’ necessario un nuovo metodo per la trasformazione della società che metta la valorizzazione della persona al centro dei processi partecipativi. Lontano dalla logica del lamento, bisogna essere propositivi e costruttivi per vivere insieme questo esercizio della democrazia”.
All’incontro sono intervenuti, oltre a Leonardo Becchetti (professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Tor Vergata), Giuseppe Notarstefano (presidente di Azione Cattolica), Marcella Mallen (presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), Antonio La Spina (sociologo e già docente alla Luiss).
“Abbiamo alcuni ingredienti originali e importanti per il nostro ‘spartito’ – ha affermato il prof. Leonardo Becchetti -. Dallo spartito ci muoveremo, a partire da oggi, verso una partitura insieme che indichi il genere musicale. Attualmente, metaforicamente, ci sono tre generi musicali: il genere musicale ultra-liberalista, lo spartito radical chic e quello populista. Manca il nostro spartito che chiamiamo relazionale- personalista. Per suonare occorre l’intelligenza relazionale senza la quale non si può essere né felici né produttivi economicamente. Aggiungiamo un’altra parola chiave che è la generatività; le persone hanno dentro un contatore che indica se quello che fanno potrà avere un impatto positivo o negativo sugli altri. Le nostre parole chiavi dello spartito sono: felicità, intelligenza relazionale e generatività”.
“Il secondo ingrediente straordinario è che, pur avendo ruoli e competenze diverse ci siamo trovati in sintonia – ha continuato Leonardo Becchetti -. Il terzo ingrediente è la capacità di fare conoscere tutte le buone pratiche che sono la speranza concreta. Il quarto ingrediente è la nostra capacità di fare eventi culturali. Il quinto ingrediente sono tutte le reti che esistono. Vorremmo che questa partitura musicale possa diventare centro di gravità per i partiti vecchi e nuovi e per l’opinione pubblica. E’ il momento che la società civile abbia piena coscienza di sé e della sua grande forza. Adesso, dobbiamo fare la seconda parte in cui si deve suonare insieme. Lo si potrà fare aderendo alla mission, dando un contributo culturale, un contributo operativo o un contributo organizzativo. Insieme proveremo a diventare una comunità educante digitale per suonare questa nuova musica”.